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Il vento: questo sconosciuto.

di Fabio De Angelis
Tempo di lettura: 8 minuti

Il vento influenza tutte le attività: dell’uomo, delle piante e degli animali.

Il vento mi è sempre piaciuto. Fin da piccolo ho sempre apprezzato quella brezza che accarezza il viso e dà, sulla pelle, quella sensazione di primaverile pulizia. Mi piace così tanto, che mi dà gioia anche il forte vento freddo invernale; il sibilo degli usci, chiusi per tenerlo fuori; vedere le chiome degli alberi che cambiano colore sotto le sue frustate.

Vivendo in campagna si ha più spesso occasione di trovarcisi immersi, di essere massaggiati da quell’aria che viene da lontano.

Ma quanto influenza, il vento, il nostro benessere?

Quando siamo all’aperto, con vestiti estivi, circa 2 metri quadri della nostra pelle sono a contatto con il vento. L’aria sollecita i nostri sensi in modo più o meno piacevole, a seconda della sua forza.

Quando si muove con velocità non troppo elevate, gli effetti sono molto positivi. I polmoni sono purificati, stimola le sensazioni gradevoli sulla pelle e c’è anche una azione tonificante sui muscoli di tutto il corpo. Tiene in esercizio il nostro senso di equilibrio e migliora l’umore.

Il movimento dell’aria porta via la nebbia e le sostanze inquinanti. È vero però che solleva anche i pollini, e per chi soffre di allergie può non essere piacevole.

Quando supera i 40 chilometri orari comincia ad essere fastidioso. In queste condizioni, più che essere accarezzati dal vento, si inizia una lotta contro di esso.

Gli occhi avvertono un senso di secchezza perché si asciugano rapidamente, le mucose di naso e gola sono disturbate dalle polveri sollevate. Diventa difficoltoso anche camminare o rimanere semplicemente in piedi.

In queste condizioni, anche la percezione della temperatura da parte del corpo umano cambia sensibilmente.

Il vento e la “temperatura percepita”.

Con l’aumentare della velocità del vento si instaura il fenomeno definito “Wind Chill” o anche “Indice di raffreddamento“.

Il nostro corpo produce ed irraggia continuamente calore. Lo strato d’aria che è direttamente a contatto della pelle viene costantemente riscaldato, in assenza di spostamenti d’aria lo strato riscaldato è di circa 8 millimetri.

Quando il vento comincia a tirare, questo strato viene rimosso e la pelle si trova continuamente a contatto con aria più fredda. Questo provoca una sensazione di freddo, sempre più intensa coll’aumentare della velocità dell’aria.

Per fare un esempio estremo, possiamo dire che con una temperatura da termometro di -10°C ed un vento che si muove a 20 metri al secondo (circa 70 Km orari) noi percepiremo una temperatura di -25°C, una bella differenza!

Non spaventiamoci troppo però. Quando si parla di velocità del vento si intende la misura effettuata a 10 metri dal suolo, altezza dove piante, case ed altri ostacoli non influenzano lo spostamento dell’aria. Più ci si avvicina al suolo, più la velocità del vento rallenta.

Con una velocità di 90 Km orari misurata a 10 metri di altezza, avremo una velocità di 60 Km orari all’altezza della testa di un uomo, 25 Km orari all’altezza della vita, 10 Km orari all’altezza delle ginocchia e 3 Km orari alle caviglie. Nel primissimo strato sopra la superficie terrestre l’aria, in pratica, è quasi ferma.

Cosa succede d’estate.

Fin’ora abbiamo parlato di freddo, ben diversa è la percezione nella stagione calda.

In estate la sensazione spiacevole del troppo caldo è accentuata dal tasso di umidità dell’aria; una brezza, anche lieve, riesce a disperdere il vapore acqueo ed offrire una sensazione più gradevole sulla pelle.

Anche se ci si espone al sole, con una temperatura da termometro di 38°C, con il vento che asciuga l’aria la percepiamo di gran lunga inferiore.

Gli effetti della forza del vento in natura.

Nei primi anni dell’800 l’Ammiraglio britannico Francis Beaufort ideò una scala di misura della forza del vento, ad uso dei marinai ma che può esserci utile per definire le caratteristiche dei venti di terra.

In questa tabella sono riassunte le definizioni della forza del vento ed i suoi effetti sull’ambiente e sull’uomo.

Forza del vento Velocità
Km/ora
Effetti sull’uomo e sue attività Effetti sulle piante Effetti su uccelli e insetti
0 – Calma di vento 0 Il fumo dei camini appare verticale. Non si muovono. Le ragnatele sono ferme.
1 – Aria leggera 1-6 Il fumo dei camini si inclina. Non si muovono. Le ragnatele iniziano a muoversi.
2 – Brezza leggera 7-11 Si sente l’aria sul viso. Le foglie si muovono. Tutti gli insetti e gli uccelli sono in attività.
3 – Brezza mite 12-19 La polvere si solleva. I ramoscelli si muovono. Gli insetti saltatori e i ragni restano al suolo.
4 – Vento moderato 20-29 Capelli e vestiti vengono scompigliati. I rami piccoli si muovono. Le coccinelle restano al suolo, le zanzare smettono di pungere.
5 – Vento teso 30-39 Gli occhi sono disturbati dalla polvere. I piccoli alberi oscillano, le foglie vengono sollevate. Le mosche restano al suolo, le migrazioni notturne di uccelli si fermano.
6 – Brezza forte 40-50 Le braccia vengono allontanate dai fianchi. I rami grandi si muovono. Le farfalle e le api restano a terra.
7 – Vento forte 51-62 È difficile camminare. Gli alberi si muovono interamente. Le farfalle, i tafani e i piccoli uccelli restano a terra.
8 – Burrasca 63-75 Il vento impedisce di camminare. I ramoscelli si spezzano. Solo le libellule, i rondoni, le rondini e le anatre volano.
9 – Burrasca forte 76-87 I bambini vengono spinti a terra, danni a camini, tegole smosse. I rami si spezzano. Solo i rondoni volano.
10 – Tempesta 88-102 Gli adulti vengono spinti a terra. Gli alberi vengono sradicati. Tutti gli uccelli e gli insetti restano a terra.

A voler essere precisi, la scala di Beaufort arriva fino a 12, ma sono eventi che interessano il mare e non la campagna.

Questa scala che abbiamo appena visto ci può essere utile per fare una rapida valutazione del vento in cui ci stiamo trovando.

Gli anemometri.

Nel 1450 Leon Battista Alberti, architetto genovese, ideò il primo anemometro. Una semplice tavoletta, incernierata da un lato così da potersi muovere, come un pendolo. La spinta dell’aria la inclinava, l’entità della inclinazione indicava la velocità del vento.

Da allora molta strada è stata fatta. Una evoluzione della tavoletta dell’Alberti sono gli anemometri a coppe o quelli ad elica.

Anemometro a coppe.

L’anemometro a coppe è formato da tre o quattro coppette fissate su un supporto girevole, il numero di giri è proporzionale alla velocità del vento e misurando la rotazione si conosce la velocità.

Anemometro ad elica.

L’anemometro ad elica utilizza una piccola elica che si mette in rotazione con il vento. In modo analogo a quello a coppe, la velocità di rotazione ci dà la velocità del vento.

Più recentemente sono stati sviluppati anemometri per utilizzi particolari, come l’anemometro a filo caldo e l’anemometro ad ultrasuoni.

Anemometro a filo caldo.

Questo anemometro sfrutta l’effetto di raffreddamento del vento. Un filo metallico molto sottile, nell’ordine di pochi Micron (millesimi di millimetro), viene riscaldato da una sorgente elettrica ad una precisa temperatura. Più è forte il vento e più il filo viene raffreddato. Dato che la resistenza elettrica del filo varia al variare dalla sua temperatura, un circuito misura costantemente la resistenza elettrica del filo ed in questo modo viene determinata l’entità del raffreddamento e, di conseguenza, la velocità del vento.

Viene utilizzato in ambito professionale per misurazioni accurate.

Anemometro ad ultrasuoni.

Dedicato ad applicazioni scientifiche, l’anemometro ad ultrasuoni sfrutta il fenomeno fisico del trasporto delle onde sonore da parte dell’aria.

È costituito da un altoparlante ed un microfono posti uno di fronte all’altro. L’altoparlante emette ultrasuoni ad una determinata frequenza ed il microfono li registra. Se l’aria fra altoparlante e microfono è ferma, la frequenza emessa dall’altoparlante raggiungerà il microfono senza variazioni. Se l’aria fra i due è mossa dal vento il microfono registrerà variazioni nella frequenza, proporzionali alla velocità del vento.

La Rosa dei Venti

La più antica rappresentazione della Rosa dei Venti giunta fino a noi, risale al 1375.

Si tratta di un diagramma che rappresenta la provenienza dei venti, in una determinata regione del globo, valutata in un periodo piuttosto lungo.

Il suo scopo è quello di indicare la provenienza dei venti rispetto ai quattro punti cardinali: Nord, Sud, Est e Ovest.

La rosa dei Venti

La classica Rosa dei venti.

La dimensione delle frecce è proporzionale alla forza del vento ed alla sua frequenza nel tempo. In altre parole: più la freccia è grande, più frequente e forte è il vento; più la freccia è piccola, meno frequente e meno veloce è il vento indicato.

Osservando questo diagramma possiamo quindi affermare che è più frequente, ad esempio, la Tramontana rispetto alla Bora ed ancor meno frequente e più debole è il vento di Aquilone.

Ma come identificare la direzione del vento? Con la banderuola! Detta anche “Segnavento“. Tecnicamente definita “Anemoscopio“.

La più classica e conosciuta è il galletto sul tetto. La sua conformazione lo fa orientare con il becco nella direzione da dove tira il vento.

La banderuola a galletto.

La classica banderuola a forma di galletto.

La struttura è di solito accompagnata da una freccia che ci indica da quale direzione proviene il vento.

L’indicazione è a volte difficile da interpretare. Come distinguere con precisione, con il galletto sul tetto, il vento di Schiavo da quello di Garigliano?

Un tempo, su alcuni campanili era presente un quadrante che indicava la direzione del vento in modo abbastanza preciso. Alla stazione di Amsterdam, ad esempio, ancora oggi è in funzione un quadrante che indica la direzione del vento.

La torre della stazione di Amsterdam.

La torre della stazione di Amsterdam.

Al momento della foto, con ogni probabilità, soffiava il vento Espero.

Naturalmente nella vita di tutti i giorni non ci serve sapere se il vento che sta soffiando è lo Schiavo o il Garigliano, però riconoscere se soffia da Sud o da Nord può fare la differenza su alcune attività della campagna.

Per avere una indicazione generica, ma utile, sulla direzione del vento può bastare una “Manica a vento“, uno strumento in uso nei luoghi dove è importante una immediata indicazione sulla forza e direzione del vento, esempio tipico sono gli aeroporti.

Le attività in campagna ed il vento.

Gli spazi aperti, lontani dalle grandi città, sono ancor più immersi in quel gigantesco oceano che ci sommerge, l’aria. Come un fondale marino è schiavo delle correnti, così la superficie terrestre è sottomessa ai venti che la percorrono.

Ci sono attività, in campagna, che è preferibile svolgere quando tirano venti da Sud (più umidi), altre che è preferibile mettere in atto quando soffiano venti da Nord (decisamente asciutti).

Quando il vento viene da Nord, l’aria è molto più secca e, ad esempio si può facilmente asciugare il bucato, oppure, dopo qualche giorno di Tramontana, sistemare la legna che risulterà ben asciutta e adatta all’immagazzinamento.

L’asciutta Tramontana ci aiuta anche per la potatura, i tagli si disidratano velocemente ed è più rapida la cicatrizzazione, si prevengono così le infezioni da batteri e funghi.

Quando si devono eseguire lavori che comportano il sollevamento di polvere è bene scegliere giornate in cui il vento tira in modo da portare la polvere lontano dalla casa. In questo caso, una semplice manica a vento posizionata nel terreno limitrofo alla abitazione, può essere utile. Un vento umido qui aiuterebbe, la polvere sollevata sarebbe appesantita dal vapore acqueo e si poserebbe più rapidamente, riducendo i fastidi.

Se osservi che aria tira per scegliere se fare o meno una determinata attività in campagna, scrivilo nei commenti e raccontaci la tua esperienza.


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A presto.

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