Film: 4 passi fra le nuvole.

Tempo di lettura: 3 minuti

Già negli anni ’40 si era consapevoli del contrasto fra vita di città e vita di campagna.

Questa volta ti parlo di un film di Alessandro Blasetti, con un bravissimo Gino Cervi come protagonista. Si tratta di “4 passi fra le nuvole“del 1942.

Qui la riscoperta della campagna è casuale e molto intensa. Riscoperta vissuta sullo sfondo di una vicenda complessa piena di sentimenti, di valori e rapporti umani.

È la storia di ciò che accade in due giorni della vita di Paolo Bianchi, un rappresentante di dolciumi che vive a Roma con una moglie un po’ ossessiva e dei figli piccoli. I primi minuti ci fanno capire la sua routine scandita da ritmi e doveri, vissuta fra palazzi di periferia.

La mattina all’alba, si prepara per un suo viaggio di lavoro nella provincia romana, dovrà star via uno o due giorni. Il suo viaggio inizia in treno, dove incontra una riservata ragazza, Maria, che difende dalle insistenze del controllore perché lei non trova il biglietto.

Per una serie di circostanze si ritrova casualmente sulla stessa corriera della ragazza. Scoprirà che lei sta tornando alla casa dei genitori piena di timori e sensi di colpa, perché aspetta un bambino e non è sposata ed è terrorizzata dalla possibile reazione della famiglia.

Entrata in confidenza con Paolo, Maria gli fa una richiesta inusuale: gli chiede di fingersi il marito, così da far credere alla famiglia che è sposata, lui poi se ne andrà con la scusa del suo lavoro e lei manterrà il segreto fino alla nascita del figlio. Dapprima contrario, Paolo accetta poi di aiutarla.

La famiglia lo accoglie all’inizio con reticenza, poi lo coinvolge nei festeggiamenti del matrimonio e della gravidanza. Scoprirà così un mondo fatto di valori semplici e reali, ricchi di concretezza e lavoro condiviso.

La mattina del giorno dopo Paolo sta per partire per tornare a casa, Maria gli offre una tazza di latte appena munto. Il breve dialogo fra i due racconta le senzazioni che lui ha scoperto in quelle poche ore:

Maria: “Volete bere un po’ di latte fresco?”
Paolo: “Grazie.”
M: Versandogli il latte appena munto nella tazza “Ecco, è un po’ rotta ma è pulita.”
P: “C’è una bella differenza con quello che si beve in città. Beh, siete contenta di essere tornata?”
M: “Contenta. Questa mattina quando mi sono svegliata mi sono guardata intorno, ho rivisto i vecchi mobili di casa mia, il fucile di papà appeso al muro, ho ritrovato questo mio vecchio vestito e poi, aprendo la finestra ho risentito l’odore dei campi.”
P: “Eh certo deve essere una gran cosa, tornare qui per chi c’è nato e cresciuto, io non ci sono nato, eppure anch’io…”
M: “Anche voi?…”
P: “…Niente… Sciocchezze… Maria io me ne devo andare.”

Una foto di Paolo con la sua vera famiglia però, trovata dai familiari di Maria, interrompe l’atmosfera idilliaca. Lo accusano di essere un impostore. Lui racconta tutta la verità, che ha deciso di aiutare Maria perché è una brava ragazza, che gli ha fatto tenerezza; affronta le convinzioni del padre che vorrebbe cacciarla via da casa, gli fa capire che l’onore della famiglia, che il padre vuole difendere, è meno importante dell’amore e dell’accoglienza di cui lei ha bisogno.

Il padre accetta la situazione, accoglie la figlia e lascia andar via Paolo, che ritorna alla sua casa di Roma. Arriva all’alba, proprio mentre il garzone del lattaio consegna le bottiglie di latte davanti alle porte del condominio.

Lui prende la bottiglia, entra in casa, la voce della moglie lo esorta a scaldare il latte per i bambini. Mentre lo versa nel pentolino viene colto da una emozione forte che racchiude tutto ciò che ha vissuto e scoperto in quel breve tempo trascorso in campagna, ed ha quasi un mancamento.

Qui puoi vedere i titoli di testa del flim

Il film ha avuto ben due remake.

Il primo nel 1956. Era di venerdì 17.

Di produzione francese, regia di Mario Soldati, con Fernandel nel ruolo che era stato di Gino Cervi. In questa pellicola scopriamo due curiosità: Fernandel aveva fatto coppia con Gino Cervi nella fortunata serie di Don Camillo e Peppone, inoltre il ruolo della madre di Maria viene interpretato da Leda Gloria che nei film di Don Camillo (Fernandel) era la moglie di Peppone (Gino Cervi). Cammeo di Alberto Sordi nel ruolo di Carlo Romano, autista della corriera.

Il secondo del 1995. Il profumo del mosto selvatico.

Coproduzione Stati Uniti e Messico, regia di Alfonso Arau, con Keanu Reeves, Giancarlo Giannini e Anthony Quinn. In questo la vicenda è un poco modificata, ma resta lo spirito del film originale.

In conclusione, ti posso solo consigliare di vederlo o di vederli tutti. Per scoprire come il desiderio, la spinta di tornare in campagna non è cosa recente, ma fa parte dell’animo umano da molto e molto tempo. Nel 1942 la vita  contadina era ancora molto diffusa in Italia, ma evidentemente gli autori ed i registi dell’epoca coglievano già quel cambiamento dato dalla forte urbanizzazione della cultura, che avrebbe poi fatto riemergere la voglia di tornare a ritmi di vita e valori che iniziavano a scomparire.

Spero che questo breve articolo ti abbia fatto venire voglia di vederlo (o di rivederlo se già lo conoscevi).

Un qualsiasi tuo commento è gradito e… buona visione.

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