Plinio ed il suo rifugio in campagna.

La lettera di Plinio il Giovane al suo amico Gallo è la più famosa descrizione di una villa rurale romana.

La lettera è una cronaca minuziosa degli ambienti e dei paesaggi circostanti la villa. Storici e architetti, partendo da questa descrizione, hanno cercato di ricostruire la pianta e gli ambienti della villa ed identificare il luogo dove sorgeva.

Nonostante tanti dubbi, oggi in molti sono concordi nell’identificare il sito nei ruderi ritrovati nella zona di Castel Fusano, vicino Roma.

Chi era Plinio il Giovane.

Plinio Cecilio Secondo nasce nella attuale Como nel 61 o 62 d.C. in una ricchissima famiglia. Nel 70 muore il padre, e lo zio, Plinio il Vecchio, lo prende sotto tutela.

Nel 79 lo zio, Plinio il Vecchio muore durante la tragica eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei. Quando, nell’83 muore anche la madre si ritrova, a vent’anni, erede del ricco patrimonio di famiglia.

Studiò come avvocato ed ebbe diversi importanti incarichi. Divenne Questore poi entrò in Senato. A quarant’anni fu Augure, uno dei sacerdoti che interpretavano il volere degli dei dal volo degli uccelli.

Fu curatore dell’Alveo del Tevere e a cinquant’anni prese l’incarico di Governatore della provincia della Bitinia e Ponto.

Muore nel 113 o 114, probabilmente in Bitinia, nell’Asia Minore.

La villa.

Quella di cui parliamo non era l’unica villa rurale posseduta da Plinio, non era neppure quella che gli piaceva di più. In una lettera a Lucio Domizio Apollinare indica come la sua preferita, una villa presso San Giustino, vicino Perugia.

Il trasporto, però, con cui descrive ed esalta il suo luogo di relax a Castel Fusano al suo amico Gallo, ci fa pensare a Plinio come un vero amante della vita in campagna.

Una ipotetica ricostruzione della villa di Plinio.

Una ipotetica ricostruzione della villa di Plinio.

Ascoltando il Podcast alla fine dell’articolo, vi accorgerete che non si tratta (come anche le altre ovviamente) di una villa come la intendiamo oggi, almeno quelle dei poveri mortali.

Quasi un piccolo borgo, una serie di costruzioni dove godere della vicinanza del mare e della più interna campagna. Senza farsi mancare orti, piscine: fredda e calda, un lungo criptoportico  dove rinfrescarsi con il Ponentino durante l’estate, biblioteca, bagni, stanze isolate dove godere del silenzio di quei luoghi.

La ricostruzione di Van Buren.

La ricostruzione di Van Buren.

L’architettura climatica.

Quello che stupisce scoprire nella descrizione fatta nella lettera e nelle ricostruzioni tratte da questa, è la particolare attenzione ingegneristica per rendere la costruzione a basso impatto energetico. Quella che oggi chiamiamo bio-architettura.

Nelle intercapedini dei muri esposti ad Est, erano posizionati dei tubi in terracotta disposti orizzontalmente che poi correvano lungo le intercapedini di tutti i muri della villa. Portavano in tutti gli ambienti aria calda per mantenere le stanze con il giusto clima.

Le finestre del criptoportico erano disposte in modo che, aprendole e chiudendole nel giusto modo, si poteva gestire l’ingresso dei venti provenienti dal mare o dall’entroterra al fine di arieggiare in modo ottimale gli ambienti connessi.

Muri disposti in modo da ridurre o eliminare i rumori provenienti dall’esterno.

Finestre e terrazze ben orientate per far entrare la luce solare praticamente durante tutta la giornata.

Insomma, l’attenzione verso il benessere nella casa e la ricerca di metodi per ottenerla non è cosa nuova. I princìpi di ecosostenibilità e di permacultura che tanto oggi vanno (giustamente) di moda, affondano le radici in metodologie già applicate e testate 2000 anni fa.

Per saperne di più sulla Permacultura, leggi il mio articolo sul portale Ortosuorto.

Cosa ci insegna.

Plinio, nella lettera, sottolinea all’amico Gallo che, se non apprezzerà gli agi della villa è perché è “troppo cittadino“.

Anche in quei tempi, a noi molto lontani, era netta la differenza fra vita di città e vita di campagna. Non siamo cambiati molto, in fondo. Oggi in tanti si allontanano dalle grandi città per spostarsi nelle più salutari campagne, ma evidentemente questo problema esisteva anche allora.

Chi ambiva alla serenità di luoghi immersi nel verde, di larghi panorami e di una vita con ritmi più umani, si costruiva -come oggi- un rifugio dove trascorrere il tempo libero. Da quello che ci dice, Plinio lavorava a Roma e poi la sera si ritirava nella sua campagna, come molti oggi fanno.

C’è poi chi, più determinato, decide di vivere a tempo pieno fuori dalle metropoli, cambiando totalmente ritmi ed abitudini.

Il Podcast della lettera.

Ascolta “La villa di Plinio” su Spreaker.


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