Il topo di campagna e il topo di città: una favola attuale.

Tempo di lettura: 5 minuti

Esopo, durante il primo secolo avanti Cristo, scrisse 358 favole, tutte brevi e spesso con protagonisti animali personificati. Ognuna delle favole aveva l’esplicito intento di comunicare una morale.

Una di queste: “Il topo di campagna e il topo di città“, prende in esame la allora già molto sentita diatriba fra chi preferisce la vita di città e coloro che prediligono la vita di campagna; con una preferenza, da parte dello scrittore, verso quest’ultima.

Il forte valore educativo delle favole di Esopo è stato di ispirazione, nei secoli successivi, per artisti e importanti personaggi. Addirittura il re di Francia Luigi XIV fece realizzare un labirinto nella Reggia di Versailles, all’interno del quale si trovano ben 39 fontane con statue che rappresentano alcune delle favole.

Quella di cui stiamo parlando, è stata ripresa ed in parte rivisitata, in tempi recenti, dal poeta romano Trilussa e perfino da Walt Disney. Confermando l’attualità dell’eterno benevolo conflitto fra cittadini e campagnoli.

La favola.

La favola di Esopo è stata riproposta, nel tempo, con alcune piccole variazioni.

Nella versione originale l’autore sottolinea la differenza di qualità fra la vita di città e quella di campagna, dove il topo campagnolo torna correndo alla sua casa, spaventato dalla caotica e pericolosa vita di città.

Altre versioni, successive, esaltano invece l’importanza di apprezzare sempre ciò che si ha, senza invidiare quello che possiedono gli altri; invidia che spesso si rivela infondata perché, provando a vivere la vita dell’altro ci si accorge che non fa per noi. In queste più recenti versioni ognuno dei due topini torna alla propria vita, consapevole che quella, erroneamente invidiata, non è adatta alle sue abitudini.

Qui parliamo della favola e della morale, primaria, per le altre ti rimando alle tante pubblicazioni che puoi trovare in rete.

Per fare un po’ quello che vuole rendere queste pagine più ricche di cultura, mi prendo la libertà di riportare la versione originale in Latino ma, niente paura! A fianco c’è la traduzione in italiano, soprattutto per me che di latino ne so ben poco!

In Latino In italiano
Olim mus rusticus urbanum murem, veterem amicum suum, ad cenam in paupere cavo invitavit et hospiti in humili mensa ciceres et uvas aridas et duras vicini nemoris glandes apposuit.

Urbanus mus vix vilem cibum dente superbo tangebat et rustica alimenta contemnebat.

Tandem sic exclamavit: “Cur, amice, vitam tam miseram ruri agis? Veni mecum in urbem, ubi magnam cibi suavis copiam invenies et beatus sine curis vives”.

Placuit consilium rustico muri et in magnifica domum urbanam cum comite migravit. Ibi, dum tranquilli securique cenant atque delicatas dapes gustant, subito canum latratus resonant atque servi irrumpunt.

Mures territi per totum conclave currunt et refugium petunt. Tum mus rusticus urbano muri dicit: “Salve, amice mi; tu in urbe mane cum exquisitis cibis tuis, ego rus reverto, ad meam pauperam sed securam vitam”.

Un tempo un topo di campagna invitò a cena nella sua povera tana un topo di città, suo vecchio amico, e offrì all’ospite nell’umile mensa dei ceci e dell’uva secca e ghiande del vicino bosco.

Il topo di città toccava a stento il vile cibo con dente superbo e disprezzava i cibi di campagna.

Infine esclamò così: “Perché, amico, fai una vita tanto misera in campagna? Vieni con me in città, dove troverai una grande abbondanza di cibo raffinato e vivrai beato senza preoccupazioni”.

Il consiglio piacque al topo di campagna e si trasferì con il compagno in una magnifica casa di città. Qui, mentre cenano tranquilli e sicuri e gustano cibi raffinati, improvvisamente risuonano i latrati dei cani e irrompono i servi.

I topi spaventati corrono per tutta la stanza e cercano un rifugio. Allora il topo di campagna dice al topo di città: “Ciao, amico mio, tu resta in città con i tuoi cibi squisiti, io torno in campagna, alla mia vita povera ma sicura”.

Trilussa.

Il poeta romano prende spunto dalla favola di Esopo, ma ne modifica un poco la morale, rendendola una piccola satira della società dell’epoca (e non solo della sua epoca).

Nella sua poesia, Trilussa parla del diverso modo di vedere il mondo tra le due diverse culture: contadina e cittadina.

Qui la cultura contadina viene descritta come schietta e leale, dove il furto è giustamente e sempre punito. In contrasto con la cultura “evoluta” della città dove ci sono pesi e misure diverse, se il ladro è un povero senza protezioni in alto, viene punito, mentre il ladro ricco (il banchiere, il politico, il furbo) riesce facilmente a sottrarsi alla legge.

Come ho fatto in modo più aulico, per la versione latina più sopra, propongo comunque, a fianco, la “traduzione” in italiano della poesia romana di Trilussa.

In romano In italiano (senza metrica)
Er sorcio de città e er sorcio de campagna

Un Sorcio ricco de la capitale
invitò a pranzo un Sorcio de campagna.
“Vedrai che bel locale,
vedrai come se magna…
– je disse er Sorcio ricco – sentirai!
Antro che le caciotte de montagna!
Pasticci dorci, gnocchi,
timballi fatti apposta,
un pranzo co’ li fiocchi! Una cuccagna!”
L’istessa sera, er sorcio de campagna,
ner traversà la sala
intravidde ‘na trappola anniscosta;
“collega – disse – cominciamo male:
nun ce sarà pericolo che poi…?”
“Macché, nun c’è paura:
– j’arispose l’amico – qui da noi
ce l’hanno messe pe’ cojonatura.
In campagna, capisco, nun se scappa,
ché se piji un pochetto de farina
ciai la tajola pronta che t’acchiappa;
ma qui, se rubbi, nun avrai rimproveri.
Le trappole so’ fatte pe’ li micchi:
ce vanno drento li sorcetti poveri,
mica ce vanno li sorcetti ricchi!”

firma-trilussa
Il topo di città e il topo di campagna

Un Topo ricco della capitale
invitò a pranzo un Topo di campagna.
“Vedrai che bel locale,
vedrai come si mangia…
– gli disse il Topo ricco – sentirai!
Altro che i formaggi di montagna!
Pasticci dolci, gnocchi,
timballi fatti apposta,
un pranzo coi fiocchi! Una cuccagna!”
La stessa sera, il Topo di campagna,
nell’attraversare la sala
intravide una trappola nascosta;
“collega – disse – cominciamo male:
non ce sarà pericolo che poi…?”
“Ma no, non c’è paura:
– gli rispose l’amico – qui da noi
le hanno messe per prendere in giro.
In campagna, capisco, non si scappa,
perché se prendi un poco di farina
c’hai la tagliola pronta che ti cattura;
ma qui, se rubi, non avrai rimproveri.
Le trappole sono fatte per i fessi:
ci vanno dentro i topolini poveri,
non ci vanno i topolini ricchi!”

Walt Disney.

Neppure Walt Disney è sfuggito al fascino di questa storia, dalla semplice ma importante morale.

Nella serie Silly Symphony, durante il 1936, la Disney distribuì il cortometraggio “Il cugino di campagna” (The Country Cousin) con la regia di David Hand e Wilfred Jackson.

Qui la morale è forse più articolata, il topo di campagna riveste la parte dello sprovveduto, del sempliciotto, ma alla fine la sua ingenuità la troviamo comunque vincente sulla formalità ed il fare un po’ affettato del suo amico cittadino.

Se vuoi ascoltare la favola di Esopo e la poesia di Trilussa puoi farlo nel Podcast.

Ascolta “Il topo di città e il topo di campagna.” su Spreaker.


Cosa dire, questa eterna disputa fra coloro che preferiscono la vita di città e quelli che preferiscono quella di campagna, non finirà mai, con gli uni e gli altri che portano infinite motivazioni a favore dell’una o dell’altra.

Ciò che è importante è che ognuno segua con piacere quella che più gradisce.

Se lo desideri, scrivici il tuo parere nei commenti. Faremo simpaticamente continuare anche qui questa infinita questione!

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