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Il nostro camino (Terza parte)

di Fabio De Angelis
Tempo di lettura: 4 minuti

Come realizzare un focolare domestico passo per passo

Proseguiamo con la storia della costruzione del nostro camino, iniziata con i due articoli precedenti: Il nostro camino (Prima parte) e Il nostro camino (Seconda parte).

Ci eravamo lasciati con il piano di tavelloni pronto per la gettatina di cemento.

Su questo solaio di tavelloni –rinforzati da una “armatura” in ferro realizzata riempiendo i fori dei tavelloni con cemento e tondino- abbiamo fatto un massetto di malta cementizia immergendovi dentro una rete in ferro di quelle da “pollaio”.

Quest’ultima non tanto per una maggiore resistenza, ma per ridurre in rischio di crepatura del massetto in presenza di calore.

Come puoi vedere dalla foto, il piano del massetto è più basso rispetto alla trave di pietra, è lo spazio per  lo spessore dei mattoni refrattari che formeranno il piano di fuoco.

Dopo che il massetto si è asciugato (non completamente, perché in questo modo l’umidità ancora presente migliora l’adesione con lo strato superiore), abbiamo realizzato il piano di fuoco con mattoni refrattari di tre centimetri di spessore, allettati (poggiati) su uno strato di cemento refrattario.

Il massetto di cemento.

Il massetto di cemento.

La base del braciere.

Il cemento refrattario richiede un po’ di attenzione per essere utilizzato: la consistenza è molto variabile a seconda dell’umidità dei materiali con cui viene a contatto, quindi è molto importante bagnare bene i mattoni ed il piano di posa. In particolare i mattoni vanno tenuti a bagno a lungo per permettere all’acqua di penetrare all’interno.

L’accortezza di bagnare bene gli elementi (mattoni, piani di posa, ecc.) è comunque importantissima sempre, con qualsiasi tipologia di legante (cemento, calce, gesso, ecc.)

Il piano del camino

Il piano di mattoni refrattari.

Nelle foto sotto puoi vedere da un altra angolazione il piano di mattoni refrattari. Nella parte finale, verso il muro, sono stati tagliati con il frullino per seguire il taglio a 45 gradi necessario a dar spazio al passaggio d’aria.

Il piano di fuoco

Visto da un’altra angolazione.

Ora iniziamo a provare (a “presentare” come si dice in gergo) la partenza dei muretti verticali che formeranno la camera di fuoco.

Leggendo diverse fonti abbiamo scoperto che la forma ottimale della parete di fondo di un camino è una parabola con al centro il bracere del fuoco.

Realizzare una tale forma curva con dei mattoni diritti è un po’ difficile, e allora abbiamo pensato di approssimare tale parabola con due file di mattoni orientate con due angolazioni diverse.

È vero che sarebbe meglio “intersecare” i mattoni come si fa normalmente nella edificazione dei muri, ma per poter ottenere una buona approssimazione della parabola siamo stati costretti a costruire due colonne per lato, indipendenti fra loro.

La solidarietà strutturale l’abbiamo ottenuta con una attenta e corretta disposizione della malta refrattaria.

Posizionamento dei muretti

Prova di presentazione dei muretti.

 

La forma della camera di fuoco.

La forma della camera di fuoco.

La lastra di ghisa

Il passo successivo è stato quello di posizionare la lastra di ghisa (60×90 cm per sei millimetri di spessore; circa sessanta chili!), serve a trasferire il calore all’aria che circolerà dietro al camino e che si immetterà nella stanza per compensare quella aspirata dalla combustione.

Un’altra sua funzione importante è quella di “riflettere” il calore irradiandolo nella stanza, la sua presenza ha quindi una duplice funzione; tutte e due finalizzate a diffondere il maggior calore possibile all’interno della stanza.

Ma i suoi compiti non finiscono qui: al momento dell’accensione del fuoco, la ghisa, scaldandosi rapidamente, facilita il crearsi di una corrente ascensionale, al fine di un corretto tiraggio.

Posizionarla non è stato semplice: l’abbiamo tirata su gradino per gradino, facendola salire su una “scaletta” realizzata con i mattoni poggiati adeguatamente.

La pesantissima lastra di ghisa

La lastra di ghisa appena posizionata.

Una volta poggiata sul muretto di refrattari già predisposto, l’abbiamo ancorata temporaneamente al muro con dei supporti che ci hanno permesso di regolare con precisione l’inclinazione.

Dal testo che abbiamo consultato (“Il Camino” di  Giulio e Gabriele Bagnolini) l’inclinazione ottimale per il giusto tiraggio è pari a 15 gradi, e così è stata posizionata.

Siamo a buon punto!

Si inizia ad intuire l’aspetto finale.

Tagliando adeguatamente i mattoni refrattari che, come ti ho già detto, sono di spessore maggiore di quelli utilizzati per il piano, sono stati elevati i muretti che costituiranno la camera di fuoco e che sostengono la lastra di ghisa.

Come puoi vedere dalle immagini, il nostro camino sta prendendo forma.

Nei prossimi articoli vedremo tanti nuovi dettagli.

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7 commenti

luciano 2 Dicembre 2019 - 11:39

ciao, mi puoi dare un consiglio su come tagliare i mattoni che sostengono la lastra di ghisa? grazie e complimenti per il lavoro che hai fatto, Luciano

Rispondi
Fabio De Angelis 3 Dicembre 2019 - 12:30

Ciao Luciano,
Per quanto riguarda il modo di tagliarli, puoi farlo con un frullino, montando un disco adatto al taglio dei laterizi.
Per la forma, devi presentare il mattone, posizionandolo intero e disegnare con una matita la linea del taglio da fare. aiutandoti con una squadretta a goniometro per ottenere la giusta inclinazione del taglio. Sul lato più lungo il taglio sarà inclinato di 15 gradi, mentre sul lato più corto sarà di una angolazione tale da formare un appoggio in piano per la lastra di ghisa. Quest’ultimo angolo lo dovrai calcolare in funzione dell’angolo che forma il muretto rispetto alla lastra.
Eventuali piccole imprecisioni potrai poi aggiustarle con il cemento refrattario. L’importante è che la lastra di ghisa appoggi su in piano di cemento refrattario senza vuoti, sia per la resistenza dell’appoggio che per la tenuta dell’aria.
Spero di essere stato chiaro, per qualsiasi dubbio non esitare a scrivere.
Mandaci delle foto del tuo lavoro, ci piacerebbe vedere la tua realizzazione!
Grazie e buon lavoro!

Rispondi
mirco 3 Febbraio 2021 - 12:54

Buongiorno
Complimenti per il lavoro
anch’io ho cominciato a realizzare un camino con l’aiuto del libro “il Camino ”
volevo chiederle una info sulla piastra in ghisa.
essendo fissata con malta refrattaria o malta di gesso, quando il fuoco la scalderà tenderà a dilatarsi, non c’è il pericolo che si creino crepe tra la malta e la piastra , sia dalla parte dei mattoni che sopra dove c’è la tavella?
Grazie

Rispondi
Fabio De Angelis 6 Febbraio 2021 - 15:56

Buonasera Mirco,
Nessuna paura, l’importante è sigillare con molta cura tutte le parti a contatto, facendo in modo che non si creino bolle d’aria nei riempimenti con la malta. Fondamentale è anche il periodo di attesa prima dell’accensione del primo fuoco. Il cemento tira completamente in 28 giorni, anche se sembra aver raggiunto la solidità molto prima.
Il gesso tira in molto meno tempo, solidifica in pochi minuti e tira nell’arco di una giornata. Ti consiglio però di utilizzare la malta refrattaria, sia per la facilità di lavorazione (il gesso tira troppo velocemente) che per il risultato cromatico.
Il nostro camino sono più di 6 anni che lavora a pieno regime e non ci sono crepe di nessun tipo.
Grazie e buon lavoro!
Fabio

Rispondi
Marco 14 Maggio 2023 - 17:09

CIao Fabio, non ho capito l’aria che viene dal solaietto e passa per i due triangolini laterali dove poi va a finire perchè ho notato che la lastra in ghisa sopra è chiusa da una tavellina. Come fa a dare tiraggio in canna fumaria?

Grazie

Rispondi
Fabio De Angelis 15 Maggio 2023 - 21:00

Buonasera Marco,
Si capisco la complessità, cercherò di essere chiaro, non lo so se riesco, comunque ci provo.
L’aria proveniente dal solaietto è incanalata lungo i due triangoli laterali, poi passa dietro alla lastra di ghisa che, a fuoco acceso, è ben calda. La tavellina a chiusura serve proprio per separare l’aria proveniente dal solaietto da quella che passa dalla bocca del camino. In altre parole, da dietro la lastra, l’aria riscaldata passa nell’intercapedine fra la struttura vera e propria del camino ed il rivestimento in cartongesso, così da tener separata l’aria proveniente dal solaietto da quella che invece entra dalla bocca del camino.
Dalle due finestrelle aperte nel cartongesso l’aria (quella pulita e riscaldata proveniente dal foro nel solaio) entra nell’ambiente della cucina per poi rientrare nella bocca del camino a favorire il tiraggio.
Il vantaggio, in tutto questo meccanismo, sta nel fatto che l’aria proveniente dalle finestrelle è ben riscaldata dal passaggio dietro la lastra di ghisa quindi, l’aria necessaria al tiraggio non proviene da una semplice apertura verso l’esterno che farebbe entrare aria fredda, ma arriva da una canalizzazione che la preriscalda al fine di non abbassare la temperatura nell’ambiente dove si trova il camino.
Lo so, non è semplice. Spero di essere stato chiaro, nel caso di altri dubbi, fammi le domande che vuoi, sono pronto a cercare di dare spiegazioni.
Fabio

Rispondi
Marco 19 Maggio 2023 - 21:55

Grazie Fabio, credo di aver capito. Certo non è tecnicamente facile da reperire la maestranza per farlo in questo modo. Che dimensioni della bocca ha il camino? E la cappa? Inoltre la cappa ticinizia dalla parete o dal fine piastra?

Grazie

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